2. LE MALATTIE CARDIACHE

2.5 LO SCOMPENSO CARDIACO

Lo scompenso cardiaco (o in sufficienza cardiaca) può essere definito come una serie di segni e sintomi causati da un'inadeguata capacità del cuore a pompare sangue in rapporto alle esigenze dell'organismo e/o a riempirsi adeguatamente.

Una bassa portata cardiaca è quindi l'anomalia principale dell'insufficienza cardiaca, che limita inizialmente la tolleranza allo sforzo del paziente.

Lo scompenso cardiaco è una tappa evolutiva avanzata comune a molte malattie di cuore, il punto di arrivo di molte patologie cardiache e non.

Le malattie più frequenti sono:
  1. l' aterosclerosi coronarica, che riduce il flusso nelle arterie (le coronarie) che forniscono il sangue al muscolo cardiaco; nella storia di molti pazienti con scompenso di cuore vi è stato un infarto o l'angina pectoris;
  2. la cardiomiopatia dilatativa, una malattia del muscolo cardiaco che si indebolisce e, perdendo il tono, si dilata.
  3. le valvulopatie: una o più valvole cardiache (più frequentemente l'aorta o la mitrale) alterano la loro forma, diventano troppo strette o non si chiudono più bene.
  4. l' ipertensione arteriosa, che può causare dapprima ispessimento e poi dilatazione del cuore.


Il cuore scompensato non è più capace di pompare il sangue, nella quantità richiesta, agli altri organi che quindi svolgono male la loro funzione.

Questo spiega perchè possono comparire sintomi non solo 'cardiaci' ma anche disturbi differenti che originano dagli altri organi (fegato, rene , polmone..).

Insufficienza cardiaca significa quindi che il cuore ammalato e sovraffaticato, per esempio dopo un infarto cardiaco, non è più in grado di spingere nella circolazione una quantità sufficiente di sangue ad ogni battito.

L'organismo cerca di compensare la sua diminuita efficienza: generalmente il cuore si ingrossa per poter battere con maggior forza. Inoltre aumenta la frequenza dei battiti, affinchè ogni minuto arrivi nella circolazione più sangue. Anche i vasi sanguigni, il sistema ormonale e la funzione renale si adattano all'insufficienza cardiaca.

Però, col tempo, questi meccanismi aumentano la sollecitazione del cuore e l'insufficienza cardiaca si aggrava.

I sintomi legati allo scompenso cardiaco più frequenti sono:
  • la dispnea, cioè la sensazione soggettiva di respiro difficoltoso, descritta come affanno, soffocamento, fame d'aria, fiato corto. La dispnea può essere da sforzo, cioè affanno che compare con lo sforzo e cessa con il riposo; ortopnea, cioè affanno che compare quando la persona si sdraia e si interrompe quando il paziente si mette a sede; dispnea parossistica notturna, cioè la persona si sveglia di notte mentre è sdraiato con un senso di soffocamento, che lo costringe a sedersi.
  • la fatica e astenia (mancanza di forze), che possono essere presenti, in alcuni casi, anche a riposo, o dopo minimi sforzi
  • la nicturia, cioè la necessità di urinare più volte nell'arco della notte, solitamente più frequentemente che durante il giorno.
  • edemi, cioè gonfiori dei piedi e dei polpacci
  • la tosse: bisogna fare attenzione soprattutto alla nuova comparsa di tosse in posizione sdraiata.
  • il battito cardiaco rapido.


La terapia è stata negli ultimi anni molto studiata ed è stato appurato che permette la riduzione dei sintomi, il miglioramento della qualità della vita, la riduzione della progressione della malattia e spesso rende possibile il ritorno allo svolgimento delle normali attività quotidiane.

Il trattamento si basa sull'assunzione di farmaci, quali:
  • Diuretici: aumentano la diuresi e diminuiscono i liquidi in eccesso, alleviando i sintomi e riducendo gli edemi. Il paziente è spesso istruito ad autoregolare il dosaggio di questi farmaci.
  • ACE-Inibitori e Sartani: dilatano le arterie e contrastano i meccanismi neuro-ormonali che peggiorano progressivamente lo scompenso cardiaco. Migliorano i sintomi e la sopravvivenza e riducono le ospedalizzazioni.
  • Beta-bloccanti: contrastano l'iperattività del sistema nervoso simpatico che caratterizza la progressione dello scompenso. Riducono il lavoro del cuore, diminuendo il suo fabbisogno di ossigeno, la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa. Il loro effetto si evidenzierà solo dopo alcuni mesi di somministrazione. Se ben tollerati rappresentano una delle armi più importanti a disposizione riducendo il numero delle ospedalizzazioni ed aumentando la sopravvivenza.
  • Antialdosteronici: si usano nella fase avanzata della malattia, aggiungendoli ai farmaci sopraccitati.
  • Digitale: aiuta il cuore a pompare di più ma soprattutto regola la frequenza cardiaca, ad esempio in caso di aritmie come la fibrillazione atriale.


A volte, oltre ai farmaci menzionati, si ricorre anche a procedure invasive:
  • Angioplastica coronarica: è una procedura che segue la coronarografia, se all'origine della malattia vi è un restringimento delle coronarie, cioè delle arterie che portano il sangue al cuore e permette di 'allargarle' ripristinando il normale flusso sanguigno.
  • Impianto di dispositivi: è possibile l'impianto di un particolare pace-maker (pace-maker biventricolare) che stimola entrambi i ventricoli, permettendo di reinstaurare una contrazione sincrona e quasi fisiologica del ventricolo destro e sinistro, cosa che spesso viene persa nelle fasi di peggioramento dello scompenso cardiaco. Questa terapia migliora l'efficienza contrattile del cuore e la sopravvivenza dei pazienti. In alcuni casi vi è l'indicazione all'impianto di un defibrillatore, un dispositivo in grado di riconoscere ed interrompere aritmie pericolose per la vita che possono essere anche fatali, e che insorgono più facilmente in un cuore dalla struttura alterata con una funzione severamente depressa. E' infine possibile l'impianto di un dispositivo che comprenda entrambe le funzioni suddette
  • Interventi chirurgici In casi particolari possono essere necessari interventi chirurgici di rivascolarizzazione coronaria (by-pass aorto-coronarico) o sulle valvole cardiache. In casi rari e molto selezionati, quando la risposta a tutte le altre terapie mediche e interventistiche non siano sufficienti e si assista ad una progressione non altrimenti arrestabile della malattia, si ricorre al trapianto cardiaco.


Fondamentali sono poi le misure comportamentali del paziente.

E' importante modificare in maniera radicale lo stile di vita cercando di correggere, quando si può, i fattori di rischio cardiovascolare:
  • Smettere in maniera assoluta di fumare.
  • Controllare il peso corporeo Va fatto ogni giorno, sempre nelle stesse condizioni, e con la stessa bilancia. Vanno evitati sbalzi eccessivi; bisogna preoccuparsi se c'è un aumento di 2 kg in 1-3 giorni; se l'aumento di peso supera i 2 kg in 1-3 giorni allora è opportuno rivolgersi allo specialista cardiologo o comunque al medico di fiducia.
  • La dieta E' importante seguire un regime dietetico controllato; è consigliata una dieta a basso contenuto di colesterolo e di zuccheri, evitando la frittura e preferendo la bollitura e la cottura a vapore. E' molto importante cercare di ridurre l'apporto di sale con la dieta. Il sale infatti trattiene liquidi e peggiora i sintomi. Può essere d'aiuto sostituire il sale con spezie ed aromi e togliere la saliera dalla tavola per evitare di aggiungere sale ai cibi già cucinati. Va evitata l'eccessiva assunzione di liquidi, intendendo per liquidi non solo l'acqua ma anche minestre, zuppe e la frutta. Nello scompenso cardiaco il detto 'bevi molto per urinare molto' non vale assolutamente.
  • Aderenza alla terapia è fondamentale che il paziente rispetti in maniera ligia il proprio piano personalizzato di terapia e che sia responsabilizzato nella gestione della malattia.


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